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Da Google Buzz a Google Plus: tutti i fallimenti di Mountain View

Ieri è stata annunciata la chiusura di Google Plus, il social network di proprietà dell’azienda statunitense, che aveva come obiettivo quello di contrastare lo strapotere dei colossi della comunicazione digitale come Facebook e Instagram. In realtà, questo obiettivo non fu mai nemmeno sfiorato tanto da fomentare le critiche nei confronti di Google e di tutte le sue idee innovative mai andate davvero in porto.

Google Buzz

Solo due anni di vita per questo strumento ideato da Google e implementato nel servizio di posta elettronica via web Gmail. Doveva essere il primo tassello utile a conquistare l’anima social degli utenti e, invece, fu dismesso nel 2011 per fare spazio, neanche a dirlo, alla nuova frontiera dei social network di casa Mountain View: Google Plus. Il primo grosso problema che dovette affrontare Google Buzz fu proprio la privacy degli utenti, tematica molto dibattuta e altrettanto delicata degli ultimi tempi. Privacy a parte, il primo social network di Mountain View non conobbe mai il vero successo.

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iGoogle

Questo strumento permetteva agli utenti di personalizzare la propria Homepage senza necessità di particolari conoscenze informatiche. Oltre al design innovativo, lo strumento permetteva agli utenti di creare gadget in grado di svolgere compiti basilari per facilitare la navigazione, rendendola più immediata, facile e intuitiva (dalle news agli aggiornamenti calcistici, dal meteo alla borsa e cosi via). L’idea era poco innovativa ma anche in questo caso però, il progetto ebbe vita breve. 

Google Answer

Lanciato nel corso del 2002, questo servizio offerto da Google permetteva agli utenti di fare qualsiasi tipo di domanda e di pagare per ricevere una risposta dettagliata e precisa. Ovviamente, più era elevato il pagamento più la risposta sarebbe stata precisa ed accurata. Questo progetto durò fino al 2006 e, da quell’anno in poi, Google decise di seguire la strada algoritmica in grado ora di rispondere a qualsiasi tipologia di domanda degli utenti senza il bisogno di nessun intervento umano.

Google Plus

Ultimo fallimento del principe dei motori di ricerca, il social network che avrebbe dovuto imporsi su questo mercato altamente concorrenziale e diventare, nel corso del tempo, il principale punto di riferimento per gli utenti. In realtà il progetto non ebbe mai una vera crescita e, a prescindere dagli evidenti problemi di sicurezza scaturiti dalla presenza di un bug al suo interno, il fallimento ha forti motivazioni legate alla mancata spontaneità di utilizzo da parte degli utenti. Google infatti, aveva creato un sistema di automazione apparentemente vincente (conversione automatica di qualsiasi utente in possesso di un prodotto Google in utente Google Plus) ma che generò un scarsissimo engagement.

Era come avere un enorme contenitore ma con all’interno poco o nulla. Nonostante il potenziale enorme che avrebbe potuto avere Google Plus grazie all’esposizione fornita da Google stesso, il social network evidenzia, tutt’oggi, che il 90% delle sessioni dei suoi utenti durano meno di 5 secondi. Tassi di uso scarsi, engagement bassisimi e ammissione totale di fallimento da parte del motore di ricerca più utilizzato al mondo. Ora la domanda sorge spontanea: il tentativo di imporsi sul mondo dei social network, dopo i flop di Google Buzz e Google Plus, proseguirà ancora?

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